Quando si faceva la conta per allestire la squadra al campetto, tu sceglievi per primo sempre me, io non comprendevo se tu lo facessi per simpatia, o per le mie capacità calcistiche. Questo è stato per me un caro e dolce ricordo che ho custodito per anni. Fino al rincontrarti ad un vernissage di una tua esposizione insieme al nostro comune amico Piero Guccione. In seguito ho riesumato quel ricordo, traducendolo poi nel nostro stupendo sodalizio umano e culturale. Ricordo che un giorno ti dissi: tu Carlo sei la mia 'cosa straordinaria' e la tua pittura penetrante e sofferente, il tuo immaginario, le tua stupenda solidarietà con la vita, mi stanno insegnando a camminare e farmi forse scoprire poeta. Tanto ti devo e sempre ti dovrò!